1)INTRODUZIONE
Il reflusso gastroesofageo, è un disturbo che si verifica quando i succhi gastrici entrano in contatto con la parete dell’esofago. Tale condizione provoca una sensazione di bruciore, localizzato dietro lo sterno, e rigurgito acido.
Tale condizione si può verificare quando il cardias, lo sfintere esofageo inferiore, un “anello” che mette in comunicazione l’esofago con lo stomaco, non funziona come dovrebbe.
Di conseguenza, i succhi gastrici presenti nello stomaco risalgono verso l’esofago, irritandone la mucosa.
Se questi episodi si verificano con frequenza, il disturbo rischia di diventare cronico e può creare vere e proprie lesioni alla mucosa dell’apparato digerente. Il reflusso esofageo interessa il 10-20% della popolazione europea e può colpire sia adulti che bambini.
2) ANATOMIA
Il cibo che mangiamo e i liquidi che beviamo, entrano nell’apparato digerente dalla bocca e raggiungono lo stomaco tramite l’esofago. Questa struttura muscolare origina posteriormente alla laringe e alla trachea, al livello della sesta vertebra cervicale e
prosegue verso il basso a contatto intimo con l’aorta toracica e le vertebre dorsali.
L’esofago passa dalla cavità toracica a quella addominale perforando una struttura muscolare importante, il diaframma. Spesso proprio a questo livello si creano tensioni tra esofago e diaframma, nel punto di passaggio chiamato iato esofageo. Pochi millimetri dopo lo iato, l’esofago arriva allo stomaco formando il cardias.
A livello anatomico questa è la zona critica, dove tensioni e squilibri possono permettere al materiale digestivo presente nello stomaco(chimo), di risalire verso la bocca, generando appunto i sintomi tipici del reflusso.
3)SINTOMI
I sintomi più comuni sono:
-pirosi o bruciore, in zona retrosternale o alla gola.
-rigurgito acido
-dispepsia (difficoltà a digerire)
-disfagia (difficoltà nella deglutizione)
-tosse secca e raucedine
-insonnia
4)CAUSE
Di seguito le più comuni:
- malfunzionamento della contrazione della muscolatura dell’esofago
- alterata funzionalità dello sfintere dell’esofago, detto cardias
- tensione del muscolo diaframma
- alimentazione scorretta
- ernia iatale
- gravidanza
- fumo
- obesità e il sovrappeso
- ansia, stress e disordini del sistema nervoso autonomo
5)DIAGNOSI
Un primo metodo di diagnosi del reflusso gastroesofageo è il PPI test, che consiste nella somministrazione di farmaci specifici antisecretivi acidi per due settimane.
La diagnosi è confermata se durante tale periodo i sintomi scompaiono.
Altri esami che possono essere utili per stabilire la diagnosi del reflusso sono:
- la gastroscopia: che consente di analizzare esofago, stomaco e duodeno con l’introduzione di un sondino a cui sono collegati una telecamera e un sottile canale. Questo permette di far passare la pinza bioptica, che esegue piccoli prelievi della mucosa, che saranno analizzati in laboratorio;
- l’esame radiologico del tubo digerente: la persona sottoposta a tale esame deve bere del liquido di contrasto bianco, che permette di visualizzare l’esofago, lo stomaco e parte dell’intestino tenue;
- la manometria esofagea: viene fatto per verificare se ci sono anomalie nella motilità dell’esofago. Si introduce una sonda dal naso e si somministra acqua al paziente in piccoli sorsi;
- la pH-impedenziometria delle 24 ore: con un sondino sottile, connesso a un palmare, si arriva all’esofago attraverso il naso. L’esame dura 24 ore e permette di monitorare la qualità del materiale che risale nell’esofago.
6)TERAPIA
Modifiche dello stile di vita possono aiutare a ridurre i sintomi. Può essere utile smettere di fumare, perdere peso, fare attività fisica.
Alcuni cibi sono da evitare soprattutto alla sera ( formaggi e yogurt, pomodori, agrumi, cibi fritti, cioccolato, caffè, bevande gassate).
Prima di andare a letto è utile aspettare almeno due ore e può essere utile dormire con due cuscini.
Nei casi in cui i rimedi e i cambiamenti nello stile di vita non fossero sufficienti per migliorare la sintomatologia, si può ricorrere a una apposita terapia per il reflusso gastroesofageo. Questa di solito consiste nella somministrazione di tre tipi di farmaci:
- protettori della mucosa esofagea
- inibitori della pompa protonica, che riducono la secrezione acida
- farmaci procinetici.
7) TRATTAMENTO OSTEOPATICO
Spesso l’approccio terapeutico classico, soprattutto se farmacologico, obbliga il paziente alla farmacoterapia per molto tempo. I risultati sono parzialmente positivi e poco duraturi.
La terapia manuale osteopatica può rappresentare una forma di trattamento integrativa, da associare a quella farmacologica e alla dieta, che ottimizza i risultati terapeutici.
Le tecniche manuali prevedono il trattamento di alcune strutture chiave, che se liberate dalle tensioni, tornano a “funzionare” correttamente. Il terapista tratterà manualmente il muscolo diaframma, lo stomaco, la giunzione gastro esofagea,
il mediastino, l’esofago, la zona cervicale anteriore, la zona sotto mandibolare, il rachide dorsale e le strutture connesse al nervo vago.
Si sa che la struttura governa la funzione e questo vale sia per i muscoli striati, che tutti conosciamo, sia per strutture fasciali o viscerali, sotto il controllo del sistema nervoso autonomo. In osteopatia si parla di bilanciamento, equilibrio e omeostasi; se un tessuto è mobile, elastico, vascolarizzato e innervato correttamente, le funzioni che ha saranno svolte al meglio.
Di seguito alcune tecniche manuali:
TRATTAMENTO DIAFRAMMA
TRATTAMENTO STOMACO ED ESOFAGO
TRATTAMMENTO MUSCOLI SOVRAIOIDEI
MANIPOLAZIONE SESTA VERTEBRA DORSALE
RIEQUILIBRIO IMPULSO RITMICO CRANICO
*le foto sono state scattate prime del 10/03/2020
SITOGRAFIA